Mastro Geppetto

Mastro Geppetto

È il desiderio che mette in relazione la durezza del mondo con quella umana. È il desiderio che fa la realtà porosa, elettrica, vibrante. È il desiderio che permette alla vita di pulsare.

Ed è il desiderio che rende “una corteccia dura da catasta” (p. 17) un figlio agli occhi di un anziano falegname.

Con Mastro Geppetto (uscito per Sellerio nell’ottobre del 2021) Fabio Stassi scrive la struggente biografia di un uomo capace di sacrificare tutto al proprio unico desiderio, appunto: quello della paternità.

Mastr’Antonio crede di giocarlo, regalandogli un pezzo di legna nodosa e assicurandogli che è magica; ma sarà Geppetto a burlarsi di lui e di tutti quelli che, in combutta o meno con Mastr’Antonio, rideranno alle spalle di questo vecchio bislacco, solitario e incapace di abdicare alla propria tenacia.

Una volta spiccato Pinocchio dal legno, Geppetto andrà all’Anagrafe a denunciarne la nascita, baratterà la propria giacca “che indossava almeno da trenta inverni” (p. 44) con un abbecedario e due fogli di carta fiorita, che diventeranno il vestito per il primo giorno di scuola del suo agognato figlio.

Ma il burattino non uscirà mai dalla scuola assieme ai bambini, e così Geppetto lascerà tutto per mettersi alla sua ricerca.

E poco importa che Pinocchio sia una creatura animata solo nell’immaginazione del falegname (perché, come si legge nel Congedo dell’autore dal personaggio in forma di lettera, “i pezzi di legno non piangono e non ridono, e le fate esistono soltanto nelle fiabe”, p. 203, corsivo nel testo).

Poco importa: per ritrovare il figlio perduto, ripetiamo, Geppetto è disposto a perdere tutto. Non tanto ciò che di concreto possiede, già prossimo al nulla. Il suo è piuttosto un percorso di progressivo allontanamento da ogni azione o strumento che rende confortevole l’esistenza e appagante la socialità. E che, in fondo, distrae dall’impresa pressoché sovrumana di dedicarsi a un solo compito.

Mastro Geppetto, nelle sue peregrinazioni e nei suoi incontri, verrà schernito e picchiato. Patirà la fame. Sarà preda di un’afasia sempre più grave: d’altronde a cosa serve il linguaggio, se non al commercio dei reciproci desideri? Ma quando il desiderio che assorbe non è negoziabile, ecco che la comunicazione verbale non ha più quasi alcun significato.

Non per questo il mondo ha smesso di parlare a Geppetto. Semmai, tutto assorbito com’è dal suo viaggio infinito verso Pinocchio, il falegname scorge in qualunque nuova piega della realtà un presentimento della propria vicenda. Come quando per la prima volta vede una ferrovia. “Per quanto ne sa lui, potrebbe correre da un continente all’altro senza mai interrompersi, traforare le montagne, innalzarsi sopra un ponte. L’avrà inventata un altro padre separato da un figlio”, p. 143.

Anche l’incontro con i pochi personaggi non ostili (come il burattinaio) o addirittura benevoli (come Romeo) non modifica l’intensità della sua vocazione, poiché essa è assoluta.

Non è facile, né magari necessario, dire per chi o su chi sia questo racconto, composto da Fabio Stassi con una cura della parola che si percepisce amorevole. Proprio come fa l’artigiano, che istante dopo istante si domanda quale effetto avrà ogni minima aggiunta o sottrazione sull’equilibrio complessivo dell’opera.

E forse è davvero un grande omaggio alla concentrazione e alla separatezza, Mastro Geppetto, alla capacità di uscire dal trambusto del mondo per ritrovare, attraverso l’esercizio di una sola passione, il suo ritmo uniforme e implacabile, il suo silenzio.

Allora, come dicevamo, la comunicazione verbale non ha più quasi alcun significato. Tranne quello, prezioso e puro perché estraneo a ogni prospettiva utilitaristica, di veicolo delle narrazioni, oasi di parità: “Il vecchio somiglia a una di quelle candele che si accorciano un giorno dopo l’altro, ma fino all’ultimo, a osservarle per bene, mandano un pochino di luce. Sta raccontando una storia, e per quanto possa apparire incredibile, nel cerchio di questo camerone, la sua voce è un fiume in piena”, p. 193.

 

(pubblicato su Squadernauti il 15 novembre 2021)

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