Nel novembre del 2022 Adelphi ha pubblicato, tradotto da Simona Vinci, Un giorno come un altro di Shirley Jackson.
Si tratta dei ventidue racconti, originariamente apparsi in rivista tra il 1934 e il 1968, che compongono Uncollected stories. Ovvero la seconda parte di Just an Ordinary Day, uscito negli Stati Uniti nel 1995.
La distanza cronologica tra la pubblicazione in rivista e quella in volume, e tra l’edizione americana e quella italiana, potrebbero addebitarsi al fatto che la celebrata autrice de L’incubo di Hill House abbia qui fornito prove narrative di atmosfera assai diversa dal suo solito, e difficilmente riconducibili a un genere.
O al fatto che, aggiungiamo, le ventidue narrazioni sono disturbanti in un modo originale e scomodo. Poiché presentano tutte una situazione inizialmente ordinaria, a movimentare la quale interviene un umano comportamento forse non dei più terribili ma di certo nocivo, e di cui solitamente ci si vergogna: la perfidia.
È la perfidia stessa a presentarsi come comportamento scomodo. Perché allo stesso tempo è usuale, semplice da adottare e garantisce un successo pressoché sicuro, ora in termini di guadagno concreto ora di semplice appagamento individuale. Ma, assieme, rischia di far apparire come poco fruttuose le relazioni basate sull’empatia e la misericordia.
Lo sanno bene i personaggi di Un giorno come un altro, che con sottile intelligenza e misurata crudeltà riescono a far pendere il mondo verso la propria volontà.
Lo sanno bene, ad esempio, i due protagonisti di Offre la casa, il racconto che apre la raccolta. Ossia un cieco e la sua accompagnatrice, abilissimi a raggirare Artie Watson, venditore di liquori.
E lo sa bene Ellen, che tiene sotto ricatto la cara amica Marjorie dopo averla vista scambiarsi effusioni con John, il suo amante.
“«Ellen», disse Marjorie con tutta l’aria di essere sincera «sei splendida, stasera».
No, no, oh, no, pensò Ellen, non crederà di cavarsela così e, senza pensarci troppo, si rivolse ad Arthur: «Marjorie si è offerta di tenere i ragazzi questo fine settimana, così noi possiamo andare a sciare. Potremmo tornare al lago, in quel posto incantevole».
«Ma io…» cominciò Marjorie, ed Ellen la interruppe senza difficoltà: «Oggi in banca ho incrociato John Forrest» disse ad Arthur. «Ecco perché ho pensato allo sci – me ne ha parlato lui. E così, quando Marjorie si è offerta di tenere i ragazzi…». Rivolse all’amica un saluto affettuoso” (p. 121).
E se due differenti crudeltà si affrontano, la spunterà chi saprà dimostrarsi capace di restare più a lungo ben saldo nella propria posizione. Come Mrs. Melville, che infine otterrà l’agognata camicetta taglia 46 dopo aver subìto parole di scherno da parte di alcune commesse di un grande magazzino: “L’indecisione non era uno dei difetti di Mrs. Melville. Per un istante rimase ferma in mezzo al reparto calzature, poi, stringendo forte il sacchetto, sporse il petto in fuori e, piena di benevolenza verso il mondo, si incamminò con convinzione verso il cartello che la guidava, su per la scala mobile, dopo i tailleur minuscoli, il reparto casa, il ristorante – Mrs. Melville sapeva che stavolta ce l’avrebbe fatta – all’ufficio reclami” (p. 90).
Ecco il punto: la perfidia, per funzionare, deve agire in modo sotterraneo, né mai deve palesarsi come sintomo di una meno che piena “benevolenza verso il mondo”. I personaggi dei racconti di Shirley Jackson, anzi, mantengono sempre un comportamento socialmente inappuntabile, ai limiti del lezioso.
Il mondo ha una sua logica che non può essere scardinata. Ma c’è un altro àmbito d’azione, quello invisibile, nel quale – qui sì – almeno una porzione di realtà la si può manomettere.
Suscitando l’imprevedibile, se non addirittura l’impossibile. Magari nelle vesti di un’indimenticabile avventura, come accade in Viaggio con signora, in cui il piccolo Joe – che prende un treno da solo per raggiungere il nonno – accetta di fingersi figlio di una ladra ricercata dalla polizia, con grande divertimento di entrambi. O sotto forma di sequenza di accadimenti straordinari che, proprio in virtù della loro eccezionalità, saranno ricondotti al presunto potere de La moneta dei desideri.
I gustosissimi racconti di Un giorno come un altro, in fondo, adottano una prospettiva dolente. Perché sono messi in scacco dalla loro stessa forza propulsiva: l’umana perfidia è in grado di incidere solo ai margini del mondo, ma la perfidia del mondo (con la sua causalità e la sua univocità) vanifica ogni umana perfidia, relegandola appunto ai propri margini.
(pubblicato su Squadernauti il 21 dicembre 2022)