Tutti contenti nel vedere Francesco Guccini di qua e di là in televisione.
A me Guccini sembra un ottantaduenne stanco, lento, prevedibile, ripetitivo. Ed evidentemente senza nessuna persona cara che gli consigli di esporsi di meno.
E l’ultimo suo disco non è bellissimo, grandioso, un evento, o altre cazzate che ho letto o sentito. Dal poco che ne ho ascoltato, è un disco che fa tenerezza: Guccini canta con quel filo di voce che gli resta e i musicisti suonano il più possibile, per fare in modo che attorno a quel filo di voce ci sia un po’ di sostanza.
Tanto per chiarire la mia posizione, ho visto Guccini – tra palasport e teatro – una decina di volte, e conosco a memoria testi e accordi di quasi tutte le sue canzoni sino a “Quello che non” compreso (poi, insomma, lasciamo perdere).
Allora mi domando se chi, a differenza di me che provo compassione per lui e rabbia per chi gli sta vicino e non lo invita a maggiore riservatezza, si dichiara contento quando vede in televisione Guccini con lo sguardo bollito infilare risposte vaghe e accompagnate da un’ironia lontana parente di quella dei vecchi tempi, mi domando – dicevo – se chi si dichiara contento non gli voglia più bene di quanto gliene voglio io, perché si accontenta di saperlo vivo. Oppure se chi si dichiara contento non sia un grande abelinato, troppo concentrato sul fatto che uno dei suoi giocattoli, bene o male, funziona ancora, per accorgersi che quello in televisione è un ottantaduenne stanco, lento, prevedibile, ripetitivo. Circondato da figuri che se ne approfittano.
(pubblicato su Facebook l’11 dicembre 2022)