Un allegro nichilismo cosmico

Un allegro nichilismo cosmico

Nicolas è un trentenne incline all’ozio, dotato di un “allegro nichilismo da Labrador” (p. 3, corsivo nel testo), amico di Daria e Andrea.

Sarà proprio Andrea a raccontargli la vicenda di Malakian, mercante d’arte a cui il governo statunitense dà la caccia per i suoi presunti poteri di ipnotista. Andrea finirà presto nel bel mezzo di una contesa globale: “Gli americani si presentano come i difensori del mondo che conosciamo: democratico, scientifico, razionale e individualista, contro il mondo del passato: magico, comunitario ma elitista perché comandano i santoni, magari dionisiaco? Non so se posso dire dionisiaco, forse mi confondo” (pp. 63-4).

Questa è in sintesi la sgangherata trama di Un allegro nichilismo cosmico di Alessandro Sesto, dato alle stampe da Eris nell’ottobre del 2022 come secondo titolo della collana I tardigradi – Nuova biblioteca del fantastico.

Non ci è dato di sapere quanto ci sia di autentico e quanto di presunto o immaginato nelle parole di ciascun personaggio che popola la narrazione. È forse plausibile, dunque, leggere Un allegro nichilismo cosmico come una rivisitazione parodica di tutte le paure e paranoie contemporanee, individuali e collettive, che spesso sfociano in teorie del complotto o nella diffusione, ora ingenua ora calcolatissima, delle cosiddette fake news.

Ma, come per le precedenti opere dell’autore (che abbiamo recensito in due occasioni, qui e qui), non è necessario rinvenire un significato. Quanto piuttosto ribadire la felicissima capacità di Alessandro Sesto di far scaturire la scintilla comica da situazioni che palesano l’umana inettitudine. Un’inettitudine indossata con svagatezza, senza compiacimento, ma che semplicemente rende inadeguati alla durezza e complessità della vita.

Già la presentazione di Daria da parte di Nicolas, l’io narrante, è emblematica in questo senso: “Daria, che tra noi era il vero spirito contrario, aveva l’esistenza in apparenza più normale e ordinata. Come capita, il suo nichilismo aveva travolto anche se stesso” (p. 11).

Il fatto è che al mondo reale si contrappone quello della fantasia dei personaggi, spesso ipertrofica e indomabile, capace di dare luogo a un sottomondo, o contromondo, con una propria logica interna, ferrea e assurda allo stesso tempo. Logica che, oltre a muovere al riso il lettore, governa appunto le vite dei protagonisti del libro, impedendo loro di aderire alla realtà-realtà.

Ad esempio: “Le tre del pomeriggio è l’ora degli sfaccendati, ci riconoscevamo per strada e ci guardavamo come colleghi. Era uscito un sole pallido e faceva freddo, clima romantico da primavera tedesca, con un po’ di fantasia da primavera berlinese sotto i bombardamenti, perfetta per portare a braccetto una giovane vedova di guerra in attesa che crolli il Reich. Andavo allo zoo. Agli scrittori piacciono gli zoo, quando parlano di bombardamenti poi c’è sempre un capitolo sullo zoo, così si può descrivere magari una giraffa ferita che zoppica tra le macerie di un impianto di torrefazione. Se è bianca per i calcinacci, meglio ancora” (p. 23).

Ed ecco quindi trovarci a ripetere quanto già detto in passato, ossia che il talento comico di Alessandro Sesto in verità nasconde (o meglio, si impegna a far intravvedere) la mestizia provocata dall’impossibilità di accordare il proprio ritmo a quello dell’universo: “Non mi piace iniziare o finire le cose. Andare a letto, alzarsi, gli ultimi giorni d’estate, la prima puntata di un telefilm con quei personaggi sconosciuti di cui ancora non mi importa nulla, l’ultima con l’eroe che si allontana verso l’orizzonte. Le esperienze dovrebbero scorrere fluendo una nell’altra senza che neanche me ne accorga. L’universo però non mi asseconda e vuole continuamente terminare cose e cominciarne altre. Gli esseri umani poi sono ancora peggio, sono ossessionati dalle interruzioni, cantano ai funerali, varano le navi con l’orchestra, insomma sono dei folli. Io la nave la varerei di notte, in silenzio, poi quando navighiamo da giorni e il rollio della barca ci sembra naturale quanto la terra stessa direi: «Però siamo su una nave, acqua tutto intorno, notevole.» Poi basta, se no ci pensiamo troppo. Credo di essere l’unica persona ragionevole al mondo, ma così solo posso poco” (pp. 71-2).

 

(pubblicato su Squadernauti  il 10 novembre 2022)

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