a Fabio Stassi
Allora si danno solo tre possibili rapporti consapevoli con la lettura: non aver letto alcun libro, averne letto uno solo, averli letti tutti.
La prima e l’ultima eventualità generano rapporti puri, perfetti, perché coincidenti con l’assoluta estraneità o l’assoluta identità.
Nel primo caso non c’è ignoranza per assenza di desiderio, nel secondo per soddisfazione del desiderio.
Leggere un solo libro – leggerlo un’unica volta o rileggerlo all’infinito – significa invece rivolgere il desiderio non al mondo ma a un punto, e lì lasciarlo consumarsi. Il desiderio si slega dalla brama di conoscenza, di affermazione, di guadagno. Si offre il proprio desiderio all’ignoto.
Ci si offre all’ignoto.
E non è forse questo l’unico modo di manifestare la gratuità? E non è forse questo l’unico modo in cui si possa davvero entrare in relazione?
Ecco cosa avrebbe voluto dire Cesare Garboli ad Antonio Delfini: scusa se non sono stato capace di avere solo te come amico. Scusa se non sono stato capace di leggere un solo libro in tutta la vita.
(Suggestioni e citazione tratte da Cesare Garboli, Un uomo pieno di gioia, prefazione di Emanuele Trevi, minimum fax, Roma 2021)
(pubblicato su Squadernauti il 3 agosto 2021)