Guardate Fabio: pur già magrissimo, è come se cercasse di scomparire.
Non mi interessa, qui, parlare dei bei libri di Fabio (basta una rapida ricerca in Rete per avere una prima idea della sua caratura). Voglio piuttosto dire dell’ora e mezza passata con lui a cena, delle chiacchiere prima della presentazione e dopo.
Fabio non ha praticamente mai accennato a sé. Ha domandato di me, della mia vita, della mia scrittura. Abbiamo evocato amicizie comuni, amori letterari comuni. Luoghi, aneddoti, paradossi. Ci siamo commossi, all’uscita del ristorante, perché dall’impianto audio è scaturita “Suzanne” di Leonard Cohen.
Fabio Stassi mi ha ricordato che chi scrive non deve necessariamente considerare sé, o le proprie opere, il centro del mondo.
Imparatelo, amici scrittori. Intanto, per diventare persone più affabili. E poi, scommettiamo che anche la vostra scrittura migliorerebbe?
Ieri, durante la presentazione, un aggettivo è stato ripetuto più volte: concavo.
Fatevi concavi, scrittori.
Scrivere non è andare alla conquista del mondo, bensì accoglierlo.
Scrivere non è andare alla conquista degli altri, bensì accoglierli.
(pubblicato su Facebook il 19 giugno 2021)