Esercito un potere su di te, e lo esercito arbitrariamente, secondo il mio gusto personale di lettore. Ma anche secondo il mio grado di simpatia verso ciò che scrivi nel corpo del testo della mail; verso, addirittura, il tuo nome e cognome; sì, persino verso il nome utente che hai scelto per il tuo indirizzo di posta elettronica.
Ed è ingenuo pensare che il rifiuto di un’opera letteraria non corrisponda al rifiuto di una persona: sto rifiutando una manifestazione della tua intimità. Sto rifiutando la tua posizione nel mondo. Sto rifiutando te.
La cosa che più mi preoccupa – anzi, forse la sola – è che non riesco a chiederti scusa. E sai perché? Perché mentre ti leggo sono convinto di possedere un’eccellente sensibilità nei confronti delle opere letterarie; sono convinto inoltre, mentre ti leggo, di essere equanime nel giudizio.
Salvo poi dover ammettere – in momenti come questo, quando penso a me stesso come a qualcuno, come a qualcosa messo nel mondo – che la mia presunta sensibilità e la mia presunta equanimità non sono che segnali della mia posizione nel mondo. Ma la mia posizione nel mondo è tutto quello che ho.
È il mio potere.
(pubblicato su Squadernauti il 14 aprile 2020)