Un dialogo, per svolgersi davvero allo scoperto, non solo dovrebbe prescindere dalla ragione e dal torto, ma dovrebbe nascere dalla consapevolezza che torto e ragione non esistono.
Il vertiginoso mutismo del mondo resiste a tutte le nostre categorie, a tutte le nostre dicotomie.
In un autentico dialogo sulle cose del mondo, allora, tutto è ugualmente plausibile, perché tutto ci è ignoto.
Ecco dunque che ogni autentico dialogo sulle cose del mondo è una fantasticheria.
E dire che lo sapevamo da bambini, quando stesi sul prato a faccia in su davamo i nomi alle nuvole.
(Liberamente ispirato a Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori).
(pubblicato su Squadernauti il 27 ottobre 2015)