Rivolgersi all’assoluto significa abbandonare la paternità dei gesti, annullare la differenza tra ruolo attivo e passivo: “Lo sguardo è preso dall’opera, le parole guardano colui che scrive”, p. 84.
Perché, fuori dalle relazioni, a essere aboliti sono i soggetti: “Di fronte all’oscurità a cui richiama l’arte, come davanti alla morte, l’«io», supporto dei poteri, si dissolve in «si» anonimo, su una terra di peregrinazioni”, p. 89.
Allora fuori dal potere del soggetto, e dunque fuori dalle interpretazioni, ecco che ogni scrittura reca in sé tutte le interpretazioni possibili, diventa tutte le scritture possibili: “Nessuna lettura dissipa il segreto e l’enigma delle molte voci del vero libro; ma, in ciascuna, al di là dei possibili racchiusi in un progetto di scrittore, germinano le innumerevoli e future – o antiche – vie dello Scritto”, p. 117.
(Citazioni tratte da Su Maurice Blanchot. Mondo e spazio letterario di Emmanuel Lévinas, CaratteriMobili, a cura di Augusto Ponzio e Francesco Fistetti, traduzione di Augusto Ponzio).
(pubblicato su Squadernauti il 31 luglio 2015)