La morte, da vivi, è inconoscibile: questo il vero limite (il vero dramma) della scrittura.
Allora viene da farsi alcune domande intorno a libri come La condizione umana di André Malraux, che ho letto nei giorni scorsi. Libri, cioè, che provano a dire l’indicibile. Che provano a dire, insomma, la morte.
Almeno tre sono le domande che qui desidero riportare.
La prima: a cosa serve, provare a dire l’indicibile?
La seconda, che dalla prima discende: che grado di onestà può avere, provare a dire l’indicibile?
Infine la terza, che discende dalla prima o forse dalla seconda: provare a dire l’indicibile è atto sommamente impavido, sommamente ingenuo o sommamente artificioso?
(Doverosa postilla: La condizione umana è un libro bellissimo).
(pubblicato su Squadernauti il 6 giugno 2014)